Come avrete intuito dal titolo da Lina Wertmüller, questo sarà un post strano, frutto di un'epifania che covo da un po' e vorrei metabolizzare a dovere.
Credo che, se siete anche solo minimamente appassionati d'intrattenimento in salsa nipponica, abbiate ben presente il tema che tratterò:
Quel mix tra militare e civile travasato in un nomadismo biblico che ricorda gli ebrei dell'Esodo, guidati da un carismatico Mosè nell'idea della frontiera e un senso di quotidianità costantemente minacciato da possibili attacchi nemici.
Penso che questo tipo di narrazione dipenda molto dal fatto che il Giappone è un paese con una lunga storia militare, ma dal dopoguerra a questa parte è un paese estremamente pacifico e sempre in guardia contro potenziali minacce.
Personalmente, credo che la mia prima esperienza con quest'archetipo sia stata quell'ircocervo di Robotech: un mix americano composto da opere nipponiche ampiamente derivative del Gundam tominico, specie Fortezza superdimensionale Macross.
Ma partiamo dall'inizio...
In principio, fu Yamato
Seguito da Capitan Harlock, Galaxy Express 999 e diciamo pure tutta la produzione di Leiji Matsumoto in generale.
Il canovaccio Matsumotiano, con qualche variabile, è più o meno sempre lo stesso:
la Terra è stata devastata da una razza aliena (o da governi corrotti e malvagi), e i pochi sopravvissuti si imbarcano su un'astronave, vero e proprio personaggio aggiunto, alla ricerca di un nuovo pianeta.
Nello specifico, la Yamato è una nave da guerra, ma è anche una vera e propria casa per i suoi abitanti.
Matsumoto fu influenzato dalla figura della Shinsengumi (sorta di forza di polizia speciale) del XVIII secolo e da un certo senso di "orgoglio guerriero" tipico dei giapponesi della sua generazione.
del resto il buon Leji girava spesso in uniforme e avrebbe potuto benissimo fare il boss di un Metal Gear Solid
E sì, non è un caso se queste tematiche lo abbiano reso tanto popolare (più o meno a sproposito) in una certa sottocultura di destra:
intendiamoci, che un sentimento vagamente reazionario albergasse in Matsumoto (e più che altro Yoshinobu Nishizaki, coideatore di Yamato) direi non lo si possa negare, anche se parliamo prima di tutto di un vero maestro della space opera, costantemente a cavallo tra l'epica del mito greco e il melodramma da telenovela strappalacrime.
Di mio, non vorrei sciorinare dietrologie politiche in queste mie righe strampalate (non leggete male quel "cameratismo" eh!) mi limiterò quindi ad un ragionamento sommario:
forse possiamo trarre qualcosa della fascinazione che un certo tipo di mondo conservatore prova nei confronti di questo tipo di storie.
Del resto, l'idea di un popolo sodale costantemente braccato da nemici più potenti / numerosi di lui rappresenta un epos vincente almeno dai tempi delle Termopili.
Comunque, non dilunghiamoci su queste pippe e torniamo a parlare di anime!
Gundam
Per molti aspetti credo che la prima serie robottonica (1979) di Yoshiyuki Tomino fu il medium veramente cruciale per radicare questo concetto nel pubblico giapponese, che è poi un popolo tradizionalmente isolato e isolano anche nei suoi lati più progressiti.
La storia di Gundam segue le vicende di Amuro Ray, giovane pilota del primo Gundam e parte dell'equipaggio della Base Bianca, ovvero la corazzata di profughi della colonia spaziale Side 7 in fuga dall'esercito di Zeon:
ecco: dovessi dire, la Base Bianca finì per rappresentare quest'archetipo anche più della Yamato.
Final Fantasy VIII
Come scritto a più riprese, Final Fantasy VIII resta il mio videogioco preferito (pur con tutti i suoi difetti) e non a caso resta forse l'esponente della saga che meglio ha reso il discorso che sto affrontando qui.
il Garden di Balamb è infatti contemporaneamente:
- Una struttura militare
- Una scuola (tipico liceo giapponese)
- Una sorta di piccola nazione composta da una comunità nomade alle prese con la propria vita quotidiana.
E certo, pure il resto della "serie classica" si portava dietro situazioni simili (per non parlare dello Xenogears della situazione), eppure la centrale importanza del Garden di Balamb, la sua "vita studentesca" e la battaglia con il Garden di Galbadia credo restino un esempio straordinario del discorso Base Bianca applicato al videogioco.
Nadia
Tornando agli anime, verrebbe facile parlare del futuro Evangelion (che pure lui di 'sta cosa è bello ricco) ma in realtà credo che Anno abbia reso al meglio la dinamica da comunità ciurmesca nello splendido Nadia - Il mistero della pietra azzurra e il Nautilus, ovviamente tratto dal celeberrimo Ventimila leghe sotto i mari di Verne e un soggetto palesemente Miyazakiano.
Morale
Ci sarebbero un sacco di altri esempi che potrei citare, ma dovrei aver reso l'idea:
il concetto di comunità/popolo che diventa una ciurma nomade combattendo alla ricerca di un qualcosa quand'è raccontato dai giapponesi suscita su di me una fascinazione strana, dal sapore del tutto diverso rispetto ai corrispettivi americani o europei che mi vengono in mente.
Chissà. Forse sarà colpa del mio perpetuo girovagare e della sovrabbondanza d'intrattenimento nipponico durante infanzia e adolescenza.