Se navigate un po' nell'internet del mondo arabofono o seguite l'informazione internazionale, sicuramente conoscerete il fenomeno di Bassem Youssef, diventato particolarmente virale dopo questa intervista con il noto anchorman britannico Piers Morgan.
La conversazione trattava della questione palestinese e, vista la sua portata mediatica, ha avuto un seguito più ragionato e tranquillo (conseguentemente meno virale).
Chi è Bassem Youssef
Siccome in Italia credo che tutto questo non sia stato minimamente riportato dai media, fornisco un rapido riassunto:
Bassem è un chirurgo egiziano che, durante il periodo della primavera araba, si è reinventato come presentatore e stand-up comedian.
Nel 2013, a seguito di alcuni pesanti contrasti con il governo di Morsi, Bassem si è trasferito negli Stati Uniti dove ha proseguito la sua carriera adeguando il proprio repertorio alla tipica comicità anglosassone, mostrandosi feroce e caustico quanto il miglior Dave Chappelle.
Ok, capito, bravo! Ma quale sarebbe il punto?
Il punto è che, sebbene non manchino persone che affrontano seriamente il tema palestinese anche nel mondo anglosassone, all'ormai famigerato "uomo della strada" difficilmente arriva qualcosa in più del reiterato stereotipo del minaccioso terrorista arabo.
Credo sia inevitabile, considerando la situazione geopolitica di quella parte del mondo e il funzionamento della comunicazione dal 2001 a oggi.
E per comunicazione, intendo anche intrattenimento: molti commenti sostengono che Bassem è stato il primo a chiarire il punto di vista palestinese per il pubblico anglosassone.
Quindi stai dicendo che un comico dovrebbe dettare la linea politica di una popolazione?!
No, dico che usare linguaggi non convenzionali può aiutare la diffusione di determinate informazioni.
Pensiamo a quello che è successo al Lucca Comics 2023, o ancora, a quanto il racconto della situazione curda da parte dei fumetti di Zerocalcare abbia aiutato a renderla nota a molte persone che ne sapevano poco.
Non per ribadire il solito tutto è politica (che poi è vero), ma osservare quanto l'utilizzo di certe forme di comunicazione possa giovare alla diffusione di determinate battaglie molto più di svariati tentativi di "evangelizzazione".
Sangue e merda!
La massima del vecchio socialista Rino Formica credo funzioni sempre bene, e sia quindi utile allargarla vista la nostra fase storica.
La politica propriamente detta (partiti, governi, eccetera) è ormai quasi completamente avulsa dai corpi intermedi e sempre più dipendente da svariati interessi e realtà socio-economiche, questo a prescindere dagli schieramenti (posto che è un ragionamento generale e non dubito esistano esempi virtuosi).
Suoni pericolosamente BeppeGrillesco...
In effetti, Beppe Grillo è stato probabilmente uno degli esempi più rilevanti per mostrare quanto la forma possa tradursi in sostanza, e quanto in questa fase sia più importante come dire le cose che il contenuto delle cose stesse.
Ma il Movimento 5 Stelle è stato un disastro!
Abbastanza, concordo. Ma anche qui, non è il punto a cui voglio arrivare: sintetizzando, potremmo dire che non basta che il tuo prodotto sia eccezionale per poterlo vendere.
Che bieco ragionamento capitalista!
In parte senz'altro.
Ma, d'altro canto, parliamo di un sentimento antico quanto l'umanità: pensiamo ai simboli, colori, rituali, edifici nati con l'idea di diffondere qualsivoglia messaggio, e pensiamo a quanto si siano dovuti adattare alla rispettiva fase storica.
Quindi?
Credo che nella situazione europea il mondo progressista parli troppo al proprio ombelico e raccolga poco, proprio perché lontano da forme di linguaggio appetibili a un pubblico più vasto.
Ma non esistono risposte semplici a problemi complessi!
Verissimo. Com'è vero che unə comicə non dovrebbe essere vistə come leader/ideologə e che anzi, in un mondo ideale si dovrebbe ragionare per collettivi e le figure dei leader dovrebbero venire meno a prescindere (specie a sinistra).
Il punto è che per portare avanti battaglie su diritti civili, salario minimo, cambiamento climatico, progressione fiscale e in generale lotte che definirei socialiste, forse sarebbe il caso di seguire l'esempio di Bassem.
O almeno, questi sono i due spicci che mi sento di spendere per il primo post del 2024 di questo blogaccio!