Vista l'uscita di Creed (che devo assolutamente vedere) piuttosto che una futura ed interminabile premessa ho pensato fosse il caso di scrivere un bel post dedicato a Rocky Balboa in quanto personaggio, saga, picchiatore della Guerra Fredda e ammaccatore di prosciutti.
Sylvester Stallone
Parlare di Rocky per moltissimi versi equivale a parlare del suo creatore Silvestro: è il suo ruolo della vita, "miglior amico immaginario" nonché, alle origini, una sua straordinaria prova da sceneggiatore.
Rocky rappresenta il cuore pulsante della carriera di Stallone, carriera fin troppo ingiustamente squadrata dall'alto in basso dal grosso della critica (non senza qualche ragione qua e la) tanto quanto perennemente celebrata dalla maggioranza del pubblico popolare.
Lo Stallone Italiano
A pensarci oggi il nome fa molto pornostar (e del resto...), ma nel complesso la dice già lunga su saga, personaggio ed autore (nomen omen non per niente):
Rocky è per massima parte una superba sceneggiata italiana, una moderna Maschera fuoriuscita della classica commedia dell'arte nostrana, un teatro dei pupi con attori in carne ed ossa venuti su ad hot dog tanto quanto pizza e spaghetti.
Il senso di pathos e di epicità scandita da ogni singolo cazzottone, il concetto di Strada, la colonna sonora dalla pomposità ai limiti della marcia nuziale...Rocky è un sunto eccellente della nostra mentalità più amorevolmente terronica mischiata alla realtà del sobborgo east-coast americano, e ne attraversa con una certa precisione le sue varie fasi della seconda metà del '900:
il Rocky giovane scapestrato, povero occasionale picchiatore della mafia negli anni '70 (Rocky I) diventerà un simpatico ristoratore borghese brizzolato degli anni 2000 (Rocky Balboa) in una perfetta parabola di pugni e vittorie, sull'altrettanto perfetto stile Jack La Motta (che non a caso ispirò pure un certo Toro Scatenato, ma quella è un'altra storia).
In mezzo buttiamoci pure un bel quadro pseudo-reganiano ma pregno d'epicità nel cuore della Guerra Fredda (Rocky IV) ed ecco che abbiamo gli elementi per comprendere quanto questa saga risulti imperiosamente connotata, figlia dei suoi tempi e, forse proprio per questo, invecchiata bene.
Bonus: Apollo Creed
In molti non ci faranno poi troppo caso, ma Apollo Creed è un personaggio straordinario:
quasi interamente ricalcato su Muhammad Ali (Cassius Clay), onnipotente pugile nero in un periodo in cui la segregazione razziale era storia fresca, leggenda sportiva americana consapevole del proprio status di moderno eroe dell'epica classica:
soprattutto, Apollo non è il "picchiatore negro" senza cervello che lo stereotipo razzista lascerebbe ispirare (e come sarà per certi versi Mr T in Rocky III), Apollo è una rockstar, un atleta di classe dalla cultura della boxe inglese, superbo e raffinato tanto quanto Rocky è umile e rozzo:
Apollo è un Re, è Rocky lo Schiavo.
Ed è Apollo, ricordiamolo, che vince!
Conclusioni e Aspettative
Sono molto curioso e, per una volta, non troppo preoccupato dalla visione di questo Creed:
sarà che mi basta la rassicurante presenza di Stallone, sarà che il peggio è passato da un pezzo (Rocky V), ma l'idea di un Balboa mentore e comprimario mi intriga e non la trovo affatto fuori posto.
Alla base, la saga di Rocky resta una delle più grandi biografie (più o meno) fittizie mai realizzate, ha attraversato e continua ad attraversare decenni di cinema con la stessa spavalderia con cui Rocky/Stallone si sono presi quella marea di cazzotti e critiche e a me, una volta tanto, l'idea che un vecchio classico abbia ancora qualcosa da dire dopo tutto questo tempo non fa male, non fa male!