Se incontri il Buddha per la strada, uccidilo

Se incontri il Buddha per la strada, uccidilo

di Idoli d'oro e altre facezie

Ringrazio CapeTaun per aver riportato quest'ottima ricostruzione dell'orrida vicenda legata a Neil Gaiman.

Se v'interessa, qui c'è tutto il thread su Livello Segreto.

Questo post in realtà sarà molto più generale:

perché certo, da grande estimatore di Gaiman la cosa mi ha ovviamente colpito...Ma per fortuna meno del previsto, perché oramai la diffidenza mi ha messo un po' al riparo.

Dio è morto. Dio resta morto. E noi lo abbiamo ucciso!

Beatlemania

...Salvo farlo continuamente reincarnare in questo o quel Mito.

Probabilmente è un meccanismo tribale da cui non riusciremo mai del tutto a sfuggire, questa maledetta mitizzazione che dal '900 in poi ha messo sul piedistallo le star del cinema, della musica, della letteratura, del fumetto e chi più ne ha più ne metta.

Il web e i suoi fandom probabilmente hanno esasperato ulteriormente la faccenda, che poi quasi per reazione ha sviluppato la sua diretta antitesi:

la famigerata cancel culture (che però è molto più complicata da misurare).

Il pulpito

L'idolo d'oro

Essendo stato svezzato dalla scena metal e alle sue mattate, in questo senso credo di aver sviluppato molti anticorpi:

Phil Anselmo (Pantera) che urla white power col braccio teso, Jon Schaffer (Iced Earth) che si fa arrestare a Capitol Hill in sostegno a Trump eccetera eccetera...

Allargando, mettiamoci pure i deliri di J. K. Rowling (che non devo spiegare quanto ha pesato nella formazione di noi millennial), la questione Johnny Depp e via discorrendo.

Diciamo che l'elenco è lungo, dai.

E che più o meno ogni VIP si porta dietro le stesse due costanti:

In pratica, si parte dall'indipendenza dai crismi del sistema lavorativo per arrivare al celeberrimo pulpito.

Classismo

secessione-della-plebe

È una storia vecchia come il mondo:

se sei circondato da stuole di fan adoranti pronte a fare qualsiasi cosa per te, il denaro ti piove addosso solo per il fatto che esisti, hai contatti e amici inseriti nei vari rami della politica, della stampa e dell'industria...

Beh, è normale che inizi a vedere le altre persone come esseri inferiori, di cui puoi legittimamente alterare i destini a tuo piacimento.

E attenzione:

non serve arrivare a casi estremi come la massoneria, l'allucinante master di Gaiman che dava per scontato ogni donna fosse consenziente e desiderosa di assecondare le proprie pratiche BDSM (probabilmente ai suoi occhi erano delle privilegiate proprio perché "scelte"):

se ti senti Qualcuno, chi non gioca nel tuo stesso campionato vale meno di te.

Può osannarti, o anche contestarti, ma in ogni caso si parla di insetti, un informe formicaio che non puoi concepire come un insieme di individualità, ma come insieme e basta.

Niente di nuovo eh.

D'altronde, il grosso della storia umana ha sempre visto piccole sacche di aristocrazia giocare con enormi vasche di plebaglia.

Bruciamo Sandman?

Olympia

Otto anni fai incontrai Shin'ichiro Watanabe, autore di Cowboy Bebop, al Cartoons on the Bay di Torino del 2017.

Alla richiesta di spiegazioni canoniche riguardo il finale dell'anime, rispose più o meno con queste parole:

Non ritengo che il regista debba dare un'interpretazione riguardo il significato del suo lavoro: quest'ultimo deve semmai partire dalle sensazioni dello spettatore

Allargandola, possiamo riprendere il classico discorso di Barthes:

La nascita del lettore deve essere pagata con la morte dell'autore (da La morte dell'autore, 1967)

e insomma, l'eterna questione:

Per quanto possibile, scindere l'opera dall'artista.

Pure se, inevitabilmente, l'artista nell'opera può tranquillamente averci travasato la propria monnezza.

L'esempio che faccio sempre in questi casi è Leni Riefenstahl, regista straordinaria ma anche orrida artefice di propaganda nazista, nonché ideatrice della moderna epica sportiva con Olympia nel 1938.

Di mio, forse con qualche forzatura, tendo sempre a ritenere le opere innocenti pure quando evidentemente nate con scopi nefasti legati agli orrori dei propri artefici.

Qui entra in gioco un discorso affatto secondario:

le palanche e, conseguentemente, la pirateria.

Pirateria etica?

emule

È un discorso controverso, ma per esempio credo che mai come in questo caso "rubare" possa vantare un certo valore etico:

Poniamo che un genitore voglia far leggere alla propria prole Harry Potter:

finanziare legalmente la Rowling, terf dichiarata già ricca oltremisura, è davvero la cosa giusta da fare?

Di mio, credo di no.

E credo pure che sia legittimo togliersi la soddisfazione di leggere una serie di bei libri per ragazzi che, aldilà di eventuali (comprensibili) dietrologie, tanto ha segnato una recente epoca storica.

Cattivi maestri e pericolose influenze

Protocolli-dei-Savi-di-Sion

Si potrebbe obbiettare, con ragione, che opere problematiche (o di autori problematici) possano influenzare negativamente il pensiero di chi ne usufruisce.

Può essere, ma ho il vago sospetto che buona parte dei nazisti (nuovi e vecchi) non abbia mai sfogliato mezza pagina del Mein Kampf e che, viceversa, chi lo ha letto almeno parzialmente possa aver contestualizzato meglio il pensiero (bacato) hitleriano trovando nuovi argomenti per screditarlo con cognizione di causa.

Ad esempio, di recente ho letto con piacere Il cimitero di Praga di Umberto Eco che è colmo di riferimenti a biechi personaggi realmente esistiti come Maurice Joly o Léo Taxil, gente che per forza di cose Umbertone nostro deve essersi letto e studiato per benino senza per questo lasciarsi sedurre da eventuali deliri antisemiti.

Quindi ecco: anche quando un'opera non può dirsi "innocente" per forza di cose io eviterei sempre di "cancellarla", perché non si sa mai che potrebbe uscirne fuori per i posteri.

L'importante è non finanziarla!

Morale

l'esercito-delle-12-scimmie

Il mio consiglio, per quel che vale, è amare in libertà il lavoro di qualsiasi artista senza per questo innamorarsi di lui/lei, magari mettendo in discussione il proprio concetto di "fan" e la conseguente idealizzazione.

Alla fine, per quanto meritevoli, restiamo tutti pur sempre delle simpatiche scimmie.

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