CW su Livello Segreto

CW su Livello Segreto

Ancora tu, ma non dovevamo rivederci più?

Eh, lo so.

Se mi seguite su Livello Segreto e non mi avete ancora silenziato, grazie in anticipo perché so che sul tema sto diventando un disco rotto.

Proprio per questo, tento di riassumere una volta per tutte il discorso qua, così potrò riciclare il link in futuro e risparmiare un po' di tempo.

In passato da queste parti ho già trattato la questione, ma direi che è il caso di dedicarci un post intero, anche per rispondere nel dettaglio alle giuste osservazioni di Claudia_Ska che, a differenza di altre persone, ha trattato il tema in modo molto costruttivo e articolato senza tuonare a censure o altro.

Preciso che questo è un post personale eh!

E non è assolutamente moderato quanto vorrei, ma credo sia giusto mantenere una certa dose di crudezza per non lasciar scampo a possibili fraintendimenti.

Il CW è censura!

Raga, NO.

Se non leggete mai la local dell'istanza vi potrà sembrare così, ok.

Ma avete torto.

Vale il vecchio, ottimo esempio di KSGamingLife.

Ma ve lo assicuro in prima persona:

alcuni dei thread più attivi, accesi e sentiti di LS sono partiti da un post con il CW.

Non solo:

per la mia esperienza, ciò che posto con un Content Warning attira più attenzione e interazione di altra roba "in chiaro".

In confidenza, è una cosa che un pelo m'intristisce ma ne capisco la logica:

anche se siamo su LS, non è affatto detto che ci sia gente che boh, ami Final Fantasy quanto la amo io...

Altri temi, anche se delicati, sono certamente più universali.

Poi oh, forse non è sempre vero perché all'ottantesimo Elon Musk che fa il saluto romano nell'arco di mezzora a una certa ci si sarebbe pure scassati la minchia, eh.

Quindi è possibile che il relativo post venga considerato meno di un commento su Super Mario Wonder (e meno male?).

Ora:

abbiate pazienza, ma se non vi ho convinto del discorso CW ≠ censura, probabilmente la timeline locale non la bazzicate proprio e forse non leggete proprio nessuno, salvo ciò che scrivete voi.

Tempi, modi, rispetto

Ribadiamolo:

non possiamo sapere come la gente viva la propria giornata offline.

Non sappiamo quanto abbiano già dibattuto, per impegno o per lavoro, su temi che poi devono vedersi spiattellare sommariamente in faccia, magari proprio in un'istanza dove (in teoria) si collegano per staccare un po' e parlare di beate nerdate, o comunque stare meglio.

E magari invece si trovano circondati da link a testate a cui vorrebero dare fuoco, condivise da persone che sembrano essersi trasfigurate in feed RSS umani, completamenti ignari e menefreghisti nei riguardi del contesto dove sono ospitati.

Portatori sani di clickbait inconscio a cui non frega niente di leggere il prossimo, ma solo condividere il proprio, pure se in realtà "proprio" non lo è manco davvero.

Le stesse persone che magari se ne escono con un "volete mettere la testa sotto la sabbia" (sigh).

Ma soprassediamo e andiamo oltre, perché questo discorso è sommario e chiaramente non vale per tutt*, intendiamoci bene.

Affrontare temi politici online

Questa è una fissa mia, e 'sto articolo di Eitan Hersh lo tiro sempre fuori.

Se potete, leggetelo.

Fatto?

Ok, ora:

quando siete approdati su internet?

Manco a farlo apposta, ieri ho fatto un sondaggio su questo tema:

Bene.

Al momento, direi che per la maggior parte siamo gente bella navigata, con qualche 56k sulle spalle.

Ora.

Lasciate perdere quello che penso io e che scrivo di continuo.

Pensate alla vostra esperienza su internet, a com'era il web venti-trenta anni fa.

Pensate a quanto attivismo web è stato fatto nel frattempo, e quanto il mondo social sia diventato preponderante.

Chiudete gli occhi e riflettete.

Vi pare che tutto questo attivismo digitale abbia migliorato la società, la situazione politica internazionale e/o locale?

In effetti, potreste pensarla così eh:

di sicuro vale per i vecchi amici di Usenet della nostra attuale presidente del consiglio (ciao draghetta!), magari oggi con un posto statale.

Però, se siete nel Fediverso, dubito sia questo il caso.

L'attivismo online ha fatto anche cose buone!

Facili battute mussoliniane a parte, c'è del vero in questa frase.

Sul serio!

Il web ha dato modo di mantenere e ampliare contatti di varie realtà:

centri sociali, iniziative indie, undeground, hacktivism, tante cose belle che però, tendenzialmente, avevano e hanno comunque qualcosa di fisico e concreto nel mondo reale.

Non dico che abbiano cambiato il mondo, ma se hanno migliorato le condizioni di qualche abitante del proprio quartiere per me hanno già fatto di più di tutti i partiti politici e dei loro social media manager messi assieme.

Poi certo, sapete qual è l'altra faccia della medaglia?

Quello che diceva Mr Wolf in Pulp Fiction.

Oh, non dico non possa essere divertente eh, però ribadiamo che riunirci tutti in coro a dire quanto è brutto Elon Musk non lo vedo come qualcosa di particolarmente produttivo.

Impegno social(e)

Siccome in passato ero abbastanza politicamente attivo, in parte anche online...

Anzi no, facciamo una digressione importante che il tema è cruciale:

io mo parlo così perché ci credevo eh.

Ben prima che M5S e compagnia cantante sputtanassero tutto in un mare di cazzate, trovavo il concetto di democrazia liquida estremamente affascinante e potente.

Bene: alla fine, avevo torto.

Su tutta la linea.

Oggi credo che una pseudo-sezione di partito locale possa fare molto di più (nel bene o nel male) di tanti sofismi digitali che devono forzatamente rispondere al vigente tecno-feudalesimo.

Che poi, chi si spende in questo modo e vuole davvero fare qualcosa, beh...deve pure prepararsi a parlare e dialogare con chi ha votato per i fascisti.

Pure se avrebbe voglia di farci a botte, pure se non vorrebbe berci nemmeno un caffè, pure se sale l'inevitabile supponenza da "voi votate male e io vi insegnerò la verità"

Insomma, è un lavoro da martiri, e onestamente ammiro molto chi ci prova, specie se lo fa agendo in un una piccola cittadina di provincia prima ancora che su di una pagina Instagram.

Escapismo

Una cosa che non sembra entrare bene in testa a molta gente da tanti anni:

non è che voler parlare di videogiochi, fumetti o varie nerdate significa automaticamente che ignoriamo il mondo dove viviamo 24 ore su 24.

Se parlo di un bel disco o di una Serie TV non significa che non leggo il giornale o mi sia fatto due idee su come stia messa l'atroce situazione a Gaza.

Il punto semmai è che, chi entra in una fumetteria o in una sala giochi mica lo fa perché si aspetta un comizio.

Anzi, magari ci entra proprio perché viene da un comizio, e vorrebbe staccare un po'.

Per ricaricare le batterie, per concentrarsi su cose belle che fanno stare bene.

Perchè porco mondo, se leggeste Homo ludens di Huizinga almeno quanto leggete il Post forse avreste una vaga idea dell'importanza del ludico per l'essere umano, santo cielo.

Perchè il ricreativo è importante pure quando la situazione è grave.

Anzi, specialmente quando la situazione è grave.

Occupare spazi

Ora, parliamoci chiaro:

nel fediverso, e non solo in quello, ci sono spazi dove si può parlare di tutto.

E quindi, si finisce sempre a parlare della stessa straminchia di manciata di cose, i trend, le top news che tengono banco e obliterano tutto il resto.

è il solito McDonald di Java citato da David Bowie:

'I'm Afraid of Americans' was written by myself and Eno. It's not as truly hostile about Americans as say 'Born in the U.S.A.': it's merely sardonic. I was traveling in Java when the first McDonald's went up: it was like, 'for fuck's sake.' The invasion by any homogenized culture is so depressing, the erection of another Disney World in, say, Umbria, Italy, more so. It strangles the indigenous culture and narrows expression of life.[1]

è l'idea che, a prescindere dal contesto, non esistano spazi sereni e un minimo preservati da qualcosa d'infestante come l'edera.

Luoghi dove poter staccare e dedicarsi ad altro, in un clima esasperante che inizio a pensare sia una vera e propria strategia per stimolare l'astensione e il disinteresse.

Identità d'istanza

Quando anni fa migrai da mastodon.uno a Livello Segreto fu principalmente un discorso di "local timeline", generalismo e tematiche di fondo.

Perché, oltre al discorso moderazione, personalmente non sento il bisogno di un'istanza generalista.

Altrimenti, avrei lavorato un po' di filtri e follow e sarei migrato su mastodon.social, o ancora meglio, mi sarei fatto il mio serverino monoutente lasciando del tutto perdere il discorso di "community".

O forse avrei abbandonato proprio il Fediverso, perché a quel punto mi sarei trovato su Twitter. Senza Musk eh, e non è poco, ma a me Twitter faceva schifo pure prima di lui.

E chiaramente, se viene meno quel minimo di linea editoriale, qualsiasi istanza attiva, al netto dei numeri, diventa un'istanza generalista uguale alle altre.

Diventa un piccolo clone brutto di Twitter, insomma.

Derive Securitarie

C'è questo punto che Claudia ha trattato molto bene e mi ha fatto ragionare un bel po':

credo che questo discorso sia estremamente interessante e molto valido, specie quando si parla di contesti come l'Università, appunto, o realtà dove si può ambire a "decostruire" e ricostruire il mondo in modi concreti.

Ecco:

forse sbaglio, ma di mio credo che il Fediverso, ma diciamo pure il web in generale, possa fare da grimaldello per certe cose ma non possa assolutamente sostituirsi ad altre che funzionano solo fisicamente.

E che se c'è qualcosa di rivoluzionario nel web odierno, è proprio creare community safe e rispettose del prossimo, o comunque tornare a creare ambienti più affini ai vecchi forum e lontani dalle derive dei social commerciali.

Anche perché, e lo abbiamo visto con Mastodon + Threads e la "linea" di Eugenio, appena "i numeri" salgono si entra nel solito campionato dove giocano Bezos, Musk e Zuckerberg.

Magari giocando per la lotta salvezza e non per la Champions League, ma insomma.

Conclusione

Spero di aver detto tutto e perdonate il flusso di coscienza, commentate pure qui sotto se avete da ridire visto che nella mia idea questo post lo riciclerò spesso.

Commenti

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  1. 11 January 2016 - David Bowie: 30 Essential Songs ↩︎