Se odiate Death Stranding, vi posso capire.
Anche se mi dispiace molto per voi.
Personalmente, tra i giochi usciti nell'ultima decina d'anni è stato l'unico a coinvolgermi tanto pur non chiamandosi Dark Souls e, sebbene si parli di titoli tra loro estremamente diversi, il senso di "comunità" figlio della silenziosa collaborazione tra i giocatori mi ha coinvolto in modo molto simile a quanto accade con i giochi From Software.
Death Stranding è lento, criptico, visionario e lontano dagli attuali standard ludici: è, in buona sostanza, moderno Kojimismo in purezza traslato in un gameplay non per tutti.
Parliamo di un walking-delivery simulator?
Direi che è del tutto lecito considerarlo così, perché le sfide più appaganti di Death Stranding stanno nel come, non nel cosa:
Trovare modi sempre più raipidi ed efficienti per portare un pacco da A e B è la quintessenza del gioco, ad alcuni appassionerà un sacco mentre altri ci si annoieranno a morte (a me in un certo senso ha ricordato i principi del "clean coding" in programmazione).
Trama
A differenza di quanto accadeva con un Metal Gear Solid V, in Death Stranding Kojima non deve portarsi dietro il peso ingombrante di un'enorme mitologia da seguire e può portare in scena una nuova (splendida) ambientazione creata ad hoc, prendendosi tutte le libertà del caso: forse pure troppe, ma con il finale personalmente le ho perdonate tutte.
Lo compro o no?
Il problema è che il rimborso Steam non può essere richiesto dopo più di due ore di gioco: personalmente a me Death Stranding ha catturato dal primo minuto, ma penso che per capire se fa per voi dovreste prima spenderci sopra 5-6 ore abbondanti
Bonus track
Se siete fan del buon Hideo, vi consiglio di leggere il suo "Il gene del talento e i miei adorabili meme", dove spiega un po' il suo rapporto con la paternità (che in Death Stranding ha un ruolo fondamentale, come un po' anche in Metal Gear Solid) e parla di diverse opere che hanno contribuito ad influenzarlo.