Ok: brutto è un po' estremo, me ne rendo conto, e per gli standard di internet so già che verrà immediatamente tradotto con un generico e ingiustissimo fa schifo.
Non è davvero il caso:
il film ha diversi lati positivi e buone interpretazioni ma, come spesso accade con operazioni simili, i suoi aspetti migliori derivano dai rimandi a quel capolavoro de I Soprano, ovvero quella che era e resta probabilmente la miglior serie televisiva mai realizzata.
Siccome me lo sono visto solo ora e ne ho letto relativamente poco in giro, mi andava di cimentarmi in una piccola analisi senza impegno e conservanti aggiunti.
Il film che David Chase voleva scrivere
Il problema principale di Saints è che è due film in uno:
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La storia di Dickie Moltisanti (padre di Cristopher) e l'infanzia del giovane Tony Soprano, che è quello che i fan si aspettavano e volevano
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La storia di Harold e delle rivolte afroamericane avvenute a Newark durante i primi anni '70, una storia di cui onestamente non si sentiva molto il bisogno ma che probabilmente era ciò che Chase voleva raccontare
Il guaio è che, facendo due film in uno, finisci per ottenere due metà che non compongono un intero:
la storia di Dicikie ha una sua chiusa e dinamiche molto interessanti in rapporto con quanto sapevamo dalla serie, ma sembra narrata in modo molto frettoloso proprio perché deve sacrificare molto minutaggio a quella di Harold, che invece mi pareva rimanere appesa in un limbo
Casting
Diciamolo subito:
James Gandolfini era un attore favoloso.
Suo figlio Michael, no.
Non è un cane maledetto eh, semplicemente si ritrova le proverbiali big shoes to fill, specialmente quando si ritrova in scena con una favolosa Vera Farmiga, che interpreta la giovane Livia Soprano in modo superbo mostrando ancora più nettamente il divario che passa tra un attore d'alto livello e uno ancora acerbo / un po' improvvisato (è una cosa che ho notato una marea di volte in Game of Thrones)
Tuttavia, mi sento di approvare la scelta di casting per un fattore molto banale: il DNA.
Le espressioni, i gesti e le smorfie di Michael non possono fare a meno di riportare alla mente quelle di suo padre, con un tuffo al cuore che non sarebbe stato altrimenti possibile.
Tutto il resto è praticamente perfetto, salvo John Magaro su Silvio Dante che è davvero troppo macchietta: è vero Steve Van Zandt non ci andava certamente leggero ma Magaro nel ruolo mi è sembrato un imitatore più che un vero e proprio interprete del personaggio.
Tra i migliori, oltre la già citata Farmiga (blend perfetto tra Livia e Carmela) menzione di merito a Corey Stoll come Uncle Junior, in particolare per l'aspetto vocale.
Jon Bernthal come Johnny Soprano invece mi è parso parecchio anonimo, forse perché doveva inevitabilmente essere messo in ombra dal bravo Alessandro Nivola (Dickie Moltisanti), indubbio protagonista della pellicola forse fin troppo spesso sacrificato al ruolo di proto-Tony Soprano.
Per ultimo, tanto amore per il mai troppo compianto Ray Liotta (più che altro per l'interpretazione di Sal), bravo ragazzo per sempre in tutti i nostri cinefili cuori.
Morale
Purtroppo l'effetto fan fiction, i problemi di sceneggiatura e il doversi confrontare con la memoria di un capolavoro inarrivabile fanno uscire The Many Saints of Newark con le ossa rotte.
La produzione è di tutto rispetto, ma a livello di sceneggiatura direi che le idee erano parecchio confuse.
Vale la pena vederlo?
Se siete fan de I Soprano penso che lo abbiate già visto, ma nel caso direi proprio di sì: in caso contrario assolutamente no visto che vi spoilerereste una delle serie più belle del mondo per vedervi un film di cui comunque potreste capire poco.