One Piece - Il Live Action di Netflix

One Piece - Il Live Action di Netflix

Il primo live action che io abbia mai amato

Ogni tanto, mi devo smentire e cambiare idea.

Quando uscì il live action di Cowboy Bebop, buttai giù due righe che tra le altre cose dicevano questo:

Penso che riciclerò questo post in tutte le occasioni in cui qualcuno mi chiederà "hai visto il live action di x ?" In quella x ci potete mettere quasi tutti i live action: quelli prodotti dalla Disney, la farina del sacco nipponico, alcuni adattamenti fumettistici

Alla fine, nonostante il primo trailer mi facesse ribrezzo e le mie riserve su questo tipo di operazioni, ho ceduto alla curiosità e mi sono guardato quello di One Piece.

E per fortuna, visto che mi è piaciuto da matti!

Perché hai deciso di guardarlo? Dici sempre che i live action ti fanno schifo!

Perché per One Piece ho un debole difficile da spiegare (un po' ne avevo già parlato qui).

Perché è un manga che mi porto dietro da più di vent'anni.

Perché sono cresciuto amando le storie di pirati (L'isola del tesoro di Stevenson è da sempre uno dei miei romanzi del cuore e non fatemi iniziare con Monkey Island) e perché, come quasi tutti i millennial italiani, sono stato svezzato dallo shonen nipponico sul modello di Dragon Ball.

Soprattutto, visto quanto Eichiro Oda si è impegnato a spingerlo, mi sembrava giusto fidarmi di lui...e come al solito, quel geniaccio non mi ha deluso.

Il paradosso della cover

È un discorso che ho tirato fuori in non so quanti post ormai:

se amo una canzone originale, è molto difficile che una cover che tenta di imitarla paro paro mi possa piacere: per me funziona molto di più se un gruppo tenta di propormi un brano che già conosco con un sound completamente diverso, anche se inevitabilmente corre pure il rischio di farmi schifo.

Ecco: il live action di One Piece è uno strano paradosso di fedeltà e differenze che però conquista.

Perché?

Anzitutto perché parliamo l'arco iniziale di One Piece.

Se ci ragioniamo, quel vecchiaccio di Romance Dawn resta con ogni probabilità quello più propriamente piratesco e meno (stupendamente) delirante:

dalla Rotta Maggiore in poi, tra isole e frutti del diavolo sempre più assurdi, Oda si è sbizzarrito talmente tanto da aver reso l'universo di One Piece un abnorme guazzabuglio di cose tra loro molto diverse che, anche se assieme funzionano benissimo, difficilmente possono essere catalogate con un semplice "avventure di pirati", sebbene il fulcro sia sempre lo stesso.

La sua prima parte invece, pur con tutte le sue splendide assurdità, si porta dietro uno spirito da filibustiere più netto e per questo ben adattabile ad una resa con attori reali che possono ballarci sopra al ritmo di una bella colonna sonora.

E l'effetto cosplay?

C'è parecchio, inutile negarlo:

molti personaggi e scenari sembrano un Lucca Comics che incontra Gardaland, e questo perché l'aspetto "fedeltà" all'opera originale è stato preso dannatamente sul serio...

ma, nonostante ciò, credo sia la prima volta che la mia sospensione d'incredulità non ha vacillato urlando alla pacchianata senza appello.

Se devo trovare una ragione del perché, credo si tratti di un fattore ben preciso:

Iñaki Godoy

Dalle foto e i primi trailer, confesso che era quello che mi convinceva di meno, e alla fine invece è quello che mi ha conquistato di più.

Inaki Godoy Lufy One Piece

smorfie, sguardi, scemenza ma anche momenti seriosi non propriamente da Lufy (che però funzionano) me l'hanno fatto adorare e, azzeccando Lufy, di fatto azzecchi tutto One Piece:

non importa se ci sono parrucconi o nasi strani, Inaki ci crede talmente tanto ed è tanto carismatico da farmi coinvolgere alla grande lo stesso.

nulla togliendo al resto del cast (tutti azzeccati meno uno per me, ma ci torniamo dopo) la differenza grossa per me la fa nettamente il protagonista, anche solo per un discorso di movimento e combattimento: è proprio Lufy, e non l'avrei mai creduto possibile.

Il cast

One Piece Cast

Tutta la ciurma è perfetta, Jeff Ward tira fuori un Buggy fantastico, Craig Fairbrass sembra davvero l'incarnazione di Zeff e mi sono inevitabilmente innamorato di Emily Rudd.

Il fatto che non ci siano superstar vere e proprie secondo me è un bene, visto che gli attori sono stati scelti con crierio e credo abbiano dato il massimo rendendosi conto di trovarsi di fronte alla loro grande occasione, e direi che quasi tutti abbiano almeno una vaga infarinatura di ciò che One Piece rappresenta (del resto, anagraficamente i protagonisti sono praticamente coetanei del manga).

Il Garp di Vincent Regan

L'unico personaggio che ho sentito davvero lontano dalla controparte fumettistica è il caro vecchio Garp, sebbene Vincent Regan mi sia piaciuto molto.

Sembra un paradosso ma diciamo che, escludendo qualche scena, il nostro vice-ammiraglio preferito mi è parso un mentore molto più prossimo ad un Capitano Nemo de "Il mistero della pietra azzurra" che allo spirito da "Bud Spencer" del Garp che conosciamo.

Tuttavia, per com'è strutturato il live action, per come funzionano bene Koby ed Helmeppo e per come Regan porta bene in scena questa nuova versione del personaggio, la versione "alternativa" del nonno di Lufy secondo me ci può stare...

Le parti della marina

...come anche i lunghi intermezzi dedicati alla marina che rendono bene quello che è l'unico aspetto narrativo originale della storia di una certa consistenza: è qui che abbiamo la famosa cover che suona diversa dall'originale, e per fortuna suona bene dandoci pure uno spaccato che comunque col manga non stona affatto.

Il problema?

È che, per quanto queste parti siano ben fatte e spesso molto interessanti (in particolare al Baratie con Zeff) in alcuni casi mi pare abbiano levato fin troppo minutaggio all'arco principale e quindi alla nostra ciurma, specie considerando che gli episodi sono solo 8 e le cose da raccontare davvero parecchie.

Aldilà di qualche abbassamento di ritmo comunque, per quanto mi riguarda nulla che rovini la messa in scena nel complesso: un peccato che non si sia arrivati ai 10 episodi più che altro.

Morale

La banalissima domanda ora è: dove andranno a parare?

Sul breve periodo è facile intuirlo: la seconda stagione con ogni probabilità potrà dedicarsi a una delle saghe più belle e importanti di One Piece: la splendida Alabasta che di suo di minutaggio ne richiede certamente parecchio per essere resa a dovere.

In mezzo, c'è tutto il discorso Chopper:

Netflix può permettersi un'intera serie con la CGI vista chessò, per un Rocket di Guardiani della Galassia?

In teoria certamente sì, in pratica il livello della CGI di questa prima stagione non è sempre stato all'altezza (chiedete alle spade di Zoro...) quindi dipende da quanto ci vorranno investire e, soprattutto, per quanto tempo in propsettiva.

Di sicuro, è impossibile che si possa raccontare tutta l'enormità di un manga senza portare gli attori in età da pensione, quindi inevitabilmente alcune parti non veranno adattate e si navigherà a vista fino a quando Oda non si deciderà a porre fine alla sua opera (forse tra un paio d'anni?)

Di base, se seguiranno il modello della prima stagione continuando a coinvolgere il buon Eichiro come hanno fatto in questo debutto, potremmo scongiurare una Game of Thrones situation e stare ragionevolmente tranquilli.

Perché sì, pur con tutti i suoi limiti e problemi, il live action È One Piece, e chi vi scrive personalmente non c'avrebbe scommesso un berry.

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