Sebastian Bach - Child Within the Man
Lo so, sono retorico, ma la verità è che sento spesso il bisogno di nuovo Heavy Metal "classico" senza troppi fronzoli e, salvo notevoli eccezioni (tipo gli Enforcer) alla fine la vecchia guardia resta quella che mi convince di più:
Sebastian Bach, leggendario frontman degli Skid Row, con la notevole complicità chitarristica di John 5, ha tirato fuori un perfetto disco di fine anni '80 primi '90 ma pieno di inediti solidi e credibili: basta un giro di (Hold On) To The Dream per rendersene conto.
Da segnalare anche una produzione d'ottimo livello (non scontata come potrebbe sembrare) e certi suoni che mi riportano più all'heavy metal degli anni 2000: con un altro registro, Vendetta l'avrebbero potuta suonare i Godsmack.
Certo, non aspettatevi Skid Row o Slave to the Grind, ma se siete fan del genere credo che il ritorno del buon Sebastiano possa farvi un sacco piacere:
(lo so, la cover fa schifo)
Comunque, questo mese è stato un po' complicato e molto variegato, quindi abbonderò di secondi posti!
Akira Yamaoka - Silent Hill: The Short Message
Qui tocca andare un po' lunghi:
Purtroppo (o per fortuna? Boh, non ne so niente) non ho potuto giocare a Short Message, ma in compenso finalmente una nuova OST di Akira Yamaoka, ovvero uno dei miei artisti preferiti a tutto tondo e forse il più grande sound designer / compositore del mondo del videogame: il mio cuore ovviamente è con Uematsu e Mitsuda, che però ragionandoci sono compositori molto più "convenzionali" di Yamaoka, che spesso con le sue canzoni, effetti sonori e in generale "regia dell'audio" ha contribuito nettamente nel rendere Silent Hill ciò che era anche a livello di gameplay (soprattutto SH2, che resta il mio preferito)
Un cuore u po' Metallica, un po' Depeche Mode che ogni tanto fanno capolito in questo tamarrissimo geniaccio dell'industrial e della ricerca del suono, una sorta di Hideo Kojima dell'audio videoludico incrociato con le cose migliori di Trent Reznor.
Short Message è un po' la classica colonna sonora che ci si aspetta da un Silent Hill, compresa la canzone di turno (My Heroine), cantata dalla spagnola Esther Ortega Cantó (nomen omen?). Un po' però ammetto che ho sentito la mancanza del sodalizio con la mitica Mary Elizabeth McGlynn...
Billie Eilish - HIT ME HARD AND SOFT
Un po' di pop che dovrebbe essere indie ma in realtà è quanto più di mainstream ci sia in questo momento?
Ed è una cosa buona eh: Billie una voce bellissima e, per strano che sia, le sue canzoni mi arrivano immediatamente a differenza di quanto accade per esempio con la mia coetanea Taylor Swift (massimo rispetto, intendiamoci, ma del suo repertorio mi rimane in testa poco: diverse lunghezze d'onda immagino).
In generale, questo disco mi è sembrato una sorta di colonna sonora per una Marla Singer della generazione Z (ed è un grosso complimento, a scanso di equivoci), complice anche l'ottimo lavoro di produzione di Finneas O'Connell e i suoi bassi goth-funkettari.
Tracce preferite: CHIHIRO e BITTERSUITE
Slash - Orgy of the Damned
Il buon vecchio Slash si è cimentato in un disco di cover blues con dei featuring che, come suo solito, rivaleggiano con Pavarotti e riuscendo pure a farmi piacere Demi Lovato (voce in Papa was a Rolling Stone)
suonato e prodotto alla grande com'era lecito aspettarsi, si sente che quel cilindrone di Saul Hudson voleva proprio levarsi lo sfizio celebrando vari capisaldi del genere mettendoci parecchio del suo.
Uncle Acid and the Deadbeats – Nell'Ora Blu
Ma guarda te se gli inglesi si mettono a fare i lavori che gli italiani non vogliono più fare! O meglio, abbiamo i Calibro 35 e altre realtà analoghe, ma insomma.
In buona sostanza, Nell'Ora Blu è la colonna sonora di un giallo / poliziottesco italiano mai esistito, con vari rimandi a Morricone, Trovajoli, Frizzi, Badalamenti eccetera eccetera. Per molti versi, ci ho sentito un progetto dove avrebbe potuto tranquillamente infilarsi anche Mike Patton.
notevolissime: Il tesoro di Sardegna, La vipera e soprattutto Vendetta
Unleash the Archers – Phantoma
Poweroni canadesi molto classici, forse un pelo meno esagitati e tamarri dei colleghi europei (soprattutto scandinavi) il che a mio avviso è un merito, dovuto soprattutto alla cantante Brittney Slayes che ha una gran bella voce e, anche se butta lì i proverbiali acuti tipici del genere, sa dosarli abbastanza.
Interessante anche l'approccio sci-fi (sottolineato da abbondanti synth): Buried in Code potrebbe essere l'inno di diversi programmatori e non avrebbe stonato in Dark Connection dei Beast in Black.